Riporto una ricerca interessante e con dati statistici realizzata dalla Federprivacy che evidenzia la presenza numerosa di applicazioni, parliamo di 500 App tra le più diffuse rivolte ai minori, il 93,8% contiene tracker che spiano i comportamenti online dei giovanissimi utenti, e quasi la metà di queste applicazioni trattano dati personali in paesi non sicuri per la privacy.
Nicola Bernardi, Presidente e Membro del Consiglio Direttivo Federprivacy dichiara: “Vengono presentate come innocui giochi per i soggetti più vulnerabili ma raccolgono massivamente informazioni profilando su larga scala i loro comportamenti online“
Nell’87% dei casi non risulta nominato un Data Protection Officer
Dalle ricerche effettuate sulle principali App di giochi rivolte ai ragazzi e alle ragazze, sono registrati milioni di download da parte di utenti nazionali ed internazionali tramite il Play Store di Google, liberamente scaricabili e che nel 76% dei casi, classificate secondo l’indice PEGI come adatte a bambini di appena 3 anni.
Cosa rivelano i dati statistici della ricerca
- 500 sono le App esaminate dall’Osservatorio di Federprivacy
- 469 di esse (93,8%) contengono tracker di profilazione online che di fatto spiano i comportamenti online dei giovanissimi utenti
- 498 (93,6%) richiedono mediamente 10 permessi di accesso a varie funzioni o parti di informazioni presenti sul dispositivo elettronico in cui sono installate
- quasi la metà dei casi (41,8%) gli sviluppatori hanno sede in paesi considerati non sicuri perché non garantiscono un sufficiente livello di protezione dei dati personali
E il GDPR?
L’87% delle app esaminate non dichiarano di aver nominato un Data Protection Officer incaricato di vigilare sul rispetto della privacy a cui gli utenti italiani dovrebbero potersi rivolgere in ogni momento per esercitare i loro diritti.
L’art. 3 del Gdpr assoggetta alla normativa europea anche quei titolari esteri che pur non essendo stabiliti nell’UE hanno comunque nel loro target gli interessati che si trovano nei paesi membri dell’Unione, aumentando così ulteriormente il livello di allerta.
Nicola Bernardi dichiara: “Che centinaia di app scaricate da milioni di minori italiani ed europei non abbiano adempiuto alla nomina di un Dpo o che in ogni caso abbiano omesso di pubblicarne i recapiti per contattarlo è una questione grave, a maggior ragione del fatto che queste applicazioni vengono presentate come innocui giochi per bambini e ragazzi ma raccolgono massivamente informazioni dei giovanissimi utenti profilando su larga scala i loro comportamenti online e trattando i loro dati personali in nazioni che non offrono garanzie sul rispetto della privacy.
Auspichiamo quindi che le autorità di controllo non indugino a far luce su cosa facciano effettivamente queste app con i dati dei minori, specialmente quando si tratta dei soggetti più vulnerabili quali sono i bambini, e adottando nei confronti dei trasgressori i provvedimenti sanzionatori previsti dal Gdpr, che è ormai operativo da oltre due anni“.
Continua a leggere l’articolo qui: App di giochi, a rischio la privacy dei bambini. La circolare su minori e protezione dei dati personali
Per sapere qualcosa di più sulle App di contact tracing e IMMUNI 👇
“(…) Mentre Immuni è stata infatti disciplinata dall’art. 6 del DL 28/2020 e poi regolarmente autorizzata dall’Autorità per la protezione dei dati personali con Provvedimento n.95 del 1 giugno 2020 (doc. web n. 9356568), nessuna delle altre app di prevenzione della diffusione del contagio da Coronavirus ha una valida base giuridica per raccogliere informazioni personali, che peraltro riguardano spesso le condizioni di salute degli interessati, e sono quindi di natura sensibile. (…)”
Puoi leggere l’intero articolo qui: A parte ‘Immuni’, tutte le altre app di contact tracing violano la privacy