Tutto ciò che abbiamo intorno è fatto di atomi.
Adesso, prima e nel mondo futuro, è, era e sarà sempre fatto di atomi: il cibo che mangiamo, le case in cui viviamo, i vestiti che indossiamo e soprattutto il corpo che possediamo.
Siamo circondati da miliardi di esseri microscopici, impossibile da vedere ad occhio nudo, in realtà era impossibile vedere “presenze” microscopiche con “normali” tecnologie fino a qualche anno fa ma adesso, grazie alla nanoscienza e alla nanotecnologia è possibile vedere e anche controllare singoli atomi e molecole.
Tutto questo è ancora più comprensibile oggi, martedi 15 dicembre 2090 perché possiamo dialogare con le singole particelle dell’atomo, vediamo e tocchiamo i neutroni, sentiamo intorno a noi le cariche positive e negative dei protoni e degli elettroni, riconosciamo la materia che ci circonda nella sua interezza.
Possiamo plasmarla e gestirla, “aprirla e chiuderla” a nostro piacimento.
Possiamo intervenire nella costruzione e gestione della materia come facevano gli esperti designer di nanotecnologie del 2050, che sperimentavano e testavano soluzioni efficaci per il settore sanitario.
Erano gli anni dei nanobot, microrobot sottocutanei che identificavano le patologie del corpo umano divenuti poi degli identificatori e analizzatori di identità umane, estrapolatori di dati sicuri, o meglio, del dato sicuro: il DNA.
Il progetto “Textile Cocoon” era nato all’inizio degli anni 20 e voleva essere proprio un protettore d’identità, una barriera tessile a protezione dell’individuo, una difesa dagli attacchi esterni, uno scudo inviolabile per non permettere nessuna penetrazione, cattura, riconoscimento e riproduzione del dato umano.
Un rifugio per la privacy della persona indossato su tutto il corpo come una seconda pelle che non si sentiva, non si vedeva ma c’era, era materia, come una pellicola sottile che rivestiva completamente il corpo umano.
“Txt C” è Textile Cocoon, una guaina indossabile che riceve tutte le nostre informazioni nella superficie interna a contatto con la pelle del corpo.
Internamente raccoglie le nostre emozioni, capta la paura, la felicità, l’ansia, capisce esattamente i nostri gusti, cosa ci piace mangiare, i suoni che vogliamo ascoltare, la tonalità di voce che vogliamo adottare in una conversazione, cosa ci piace indossare per un’occasione speciale o per andare al lavoro, al mare, al parco o in montagna.
Modula la temperatura del corpo, la riceve e la analizza se troppo elevata o troppo bassa, elabora il nostro stato di salute, indica se presente e in alcuni casi corregge patologie in corso.
“Txt C” si trasforma ed entra in perfetta simbiosi con il nostro corpo, diventa la nostra guardia che, oltre a comunicare dall’interno, respinge dalla superficie esterna ogni tipo di attacco.
Era interessante vedere la curiosità degli oltre 50.000 tester durante l’esperimento “Textile Coocon” che per oltre 20 anni hanno indossato il prototipo “Txt C” con un cambio annuale di superficie interna della guaina.
Ogni anno venivano registrati dati importantissimi della persona memorizzati prima nella guaina interna e poi raccolti in una banca dati esterna del laboratorio che seguiva il progetto.
Mi sono chiesta tante volte cosa sarebbe potuto accadere se una di quelle guaine fosse andata persa, o rubata.
Un concentrato d’informazioni preziose raccolte per un anno intero utilizzate per chissà quale scopo lucrativo.
I vecchi hacker si sarebbero sicuramente divertiti a sfidare il linguaggio di queste nanoparticelle informatiche per decifrarle e catalogarle correttamente, sviluppando nuovi sistemi informatici di raccolta dati.
Ma cosa sarebbe successo se la guaina esterna avesse avuto un piccolissimo microscopico squarcio e un cracker fosse penetrato distruggendo e rubando le informazioni interne?
E se poi le avesse volute modificare alterando dei dati, correggendo così come risposta il comportamento della persona?
Per non pensare al peggio, un lamer, perfetto distruttore che agisce per puro divertimento personale creando danni non indifferenti al sistema informatico e alla persona mandando in tilt il sistema di comunicazione uomo/pelle-guaina.
Quando uscì l’articolo sulle testate giornalistiche di quegli anni e le storie sui social spingevano ampliandone la conoscenza dell’esperimento, in molti desideravano partecipare, specialmente dopo la pandemia da Coronavirus che bloccò l’intero pianeta per un anno intero obbligando le persone ad un distanziamento sociale e a continue restrizioni comportamentali per condurre una vita sociale apparentemente normale.
L’esperimento sulle 50.000 persone diventò un progetto reale acquistabile online.
Serviva una difesa, una interna per capire lo stato di salute ed una esterna per non essere “attaccati” in continuazione e allo stesso tempo che trattenesse tutte le nostre informazioni salvaguardandole per auto monitorare l’andamento dello stato di salute.
Nessuna cessione d’informazioni ma autoregolazione grazie al progetto “Txt C”, e non solo.
Ovviamente, dopo un anno di utilizzo di questa seconda pelle, il tessuto doveva essere smaltito e rigenerato e la domanda sul dove e come venissero gestiti o archiviati le infinite informazioni raccolte al suo interno era più che lecito.
Il progetto fu legato ad un’applicazione divenuta fondamentale in quegli anni, chiamata Yesnology, progettata da un informatico “smart hacker” e una Data Protection Officer che aveva individuato il gap del sistema della gestione, della raccolta e dell’archiviazione dei dati personali trasformandola in opportunità.
Organizza i consensi Gestisci i consensi Archivia i consensi
Yesnology consentiva alle persone di cambiare i propri consensi per il trattamento dei dati personali raccolti in qualsiasi momento, dall’acquisto dell’acquisto del “Txt C” alla restituzione per lo smaltimento o il riciclo, restituendo alle persone la libertà di dire si o no, di verificare i consensi forniti e di modificarli.

I casi di mancata restituzione e legale smaltimento del tessuto hanno comunque incrementato le vendite su dark web viste le numerose richieste di informazioni sanitarie di quegli anni dei singoli utenti.

E nonostante il lontano progetto “Texture Coocon” del 2020, ancora oggi, a distanza di 70 anni penso a quanto fosse stato bello coprirsi sul divano, nelle serate di inverno davanti al camino, con quella “semplice” copertina di lana della nonna realizzata a mano con i ferri e con amore, unici ingredienti che facevano sentire veramente protetti tutti noi.